02 ottobre 2007

Il nuovo business della saponetta griffata

Da strumento di pulizia a elisir di bellezza il passo non è stato breve. Ma oggi, lo confermano i dati delle vendite, il sapone solido, meglio se associato a griffe di moda, ha conquistato cifre di tutto rispetto.
In base agli ultimi dati dell’Unipro, dal 2003 il settore continua a registrare una costante crescita. E se 300 milioni di euro spesi per i saponi liquidi non sono pochi, sorprende che la stessa cifra sia impegnata dalle famiglie italiane per quelli in versione solida, meno pratici, con più spreco e più soggetti alla trasmissione di batteri, a causa dell’acqua stagnante nei portasapone.
Da un lato, certo, vince la tradizione, dall’altro, tuttavia, non si può negare che complicate operazioni di marketing e globalizzazione hanno reso i saponi di nuova generazione sempre più cosmetici e sempre meno detergenti contro lo sporco, incrementandone i consumi.
Oggi infatti si arricchiscono di profumazioni intense, di fragranze di lusso, di confezioni hi-tech, adatte ad arredare le stanze da bagno di grandi ville in campagna come di super attici in città.
La saponetta è diventata chic e di tendenza, meglio se con ingredienti misteriosi, provenienti da terre lontane. Tutto in chiave suadente, proprio come per i profumi: eleganza, esclusività, lusso sono le parole chiave per aumentare le vendite, e i prezzi, di ritrovati da profumeria, più che da banco del supermercato.
Ai nostalgici della tavoletta bianca, che sa semplicemente di pulito, non resta che arrendersi, pensando ai lati positivi del profumo formato sapone.

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